Il 27 gennaio 1882 muore a Catania lo scrittore Giuseppe Carmelo Verga, massimo esponente del verismo. Verga nasce il 2 settembre 1840 a Vizzini (Catania) ma viene registrato all'anagrafe del capoluogo. Nel 1865 si trasferisce a Firenze, dove compone i primi romanzi di stampo tardoromantico ( "Una peccatrice", 1866, "Storia di una capinera", 1871). Nel 1872 va a Milano, dove entra in contatto con Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa: al primo periodo milanese appartengono le opere "Eva", 1873, "Tigre reale", 1875, "Eros",1875, nei quali Verga rappresenta in modo fortemente critico il mondo aristocratico-borghese dominato dal feticcio denaro. La svolta verista è invece segnata dai racconti e romanzi di ambientazione siciliana, quali "Nedda", 1874, "Vita dei campi", 1880, "I Malavoglia", 1881, romanzo che inaugura l'incompiuto "ciclo dei vinti", "Novelle rusticane", 1883, "Mastro don Gesualdo", 1889, secondo romanzo del ciclo. La grande narrativa di Verga rivisita il mondo siciliano con "impersonalità" ma con profonda pietà per il destino storico dei poveri, espressa in una scrittura sobria e intensa, una "parlata" che riproduce all'interno della lingua i ritmi del dialetto. Altre opere: "Il marito di Elena", 1882, le raccolte di novelle "Per le vie", 1883, "Vagabondaggio", 1887, "I ricordi del capitano Arce", 1891, "Don Candeloro e C.i.", 1894, i drammi "Cavalleria rusticana", 1894,"In portineria", 1895, "Dal tuo al mio", 1903. Il terzo romanzo dei "Vinti", "La duchessa di Leyra" rimane incompiuto. Verga è senatore del Regno d'Italia dall'1 dicembre 1919 al 7 aprile 1921.