Il 26 novembre 1901 nell’ospedale per disabili mentali di Francoforte sul Meno (Germania) arriva la paziente Auguste Deter, di 51 anni, e il primario Alois Alzheimer constata che appare disorientata, priva di collegamenti spazio-temporali, con profondi vuoti nella memoria, difficoltà nella lettura e nel calcolo, inquietudine, agitazione, violenza. Alzheimer verifica che alcuni di questi sintomi si stanno accentrando da mesi quindi tiene sotto stretta osservazione la paziente, ma nonostante le premurose cure non si registrano miglioramenti. La paziente muore l'8 aprile 1906 e l’autopsia rivela la strato atrofico del cervello: al microscopio appaiono una serie di lesioni cerebrali che ancora oggi costituiscono la base della diagnosi anatomo-patologica di questa malattia neurodegenerativa. Nel 1907, al congresso Psichiatrico di Tubingen (Germania) Alzheimer presenta al mondo il primo caso di questa demenza senile che prenderà il suo nome parlando, durante il suo intervento, di perdita progressiva delle facoltà mentali e non dì follia. Questa patologia, che nei decenni avrebbe raggiunto una elevata diffusione tra gli anziani, non suscita quel giorno del 1907 un interesse particolare, perché l’attenzione dei congressisti è concentrata sulla relazione di Gustav Jung, venuto a difendere la psicanalisi. Solo all’inizio degli anni Ottanta, con i progressi della biochimica si avranno delle conferme all’origine neurodegenerativa della malattia. Il progressivo invecchiamento della popolazione determina un parallelo aumento delle malattie degenerative come le demenze senili, di cui l’Alzheimer è la più devastante. In tutto il mondo dal 1994 la giornata del 21 settembre viene dedicata all’Alzheimer, per far conoscere cosa rappresenta questa malattia per coloro che ne sono colpiti, per le loro famiglie, per la società. I malati di Alzheimer e di altre demenze sono oggi stimati 36 milioni nel mondo, un milione in Italia.