Il 19 novembre 2001 a Sarobi (Afghanistan) la giornalista italiana Maria Grazia Cutuli viene uccisa sulla strada tra Jalalabad e Kabul. Dopo aver scritto e inviato il suo ultimo articolo (pubblicato in prima pagina dal Corriere della Sera il 20 novembre 2000), la reporter è assalita e barbaramente uccisa da un gruppo di persone armate. La stessa sorte tocca subito dopo ad altri tre colleghi: lo spagnolo Julio Fuentes, del "El Mundo" (giornale di Madrid, Spagna), il cameraman australiano Harry Burton e Azizullah Haidari (entrambi dell'agenzia Reuters). La Cutuli nasce il 26 ottobre 1962 a Catania e dopo la laurea in Lettere inizia la professione giornalsitica collaborando con il quotidiano La Sicilia. Lavora poi come responsabile dell'Ufficio stampa della Camera del lavoro Cgil di Catania e collabora con Telecolor, televisione regionale siciliana. Dopo il trasferimento a Milano, lavora alla rivista Centocose e successivamente per Epoca dove entra a far parte della redazione esteri svolgendo presto il ruolo di inviata speciale in Jugoslavia, Medio Oriente e Gerusalemme. Entrata al Corriere della Sera la Cutuli segue la guerra civile in Ruanda e dopo essere "colpita" dal problema dei profughi inizia a collaborare con l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite. Il suo coinvolgimento la porta a chiedere un periodo di "aspettativa" al suo giornale per dedicarsi completamente alla questione. Dopo il rientro al Corriere a Milano riprende il suo lavoro di "inviata" e si reca più volte in Afganistan e durante un reportage riesce a intervistare il leggendario comandante Massud, leader della resistenza antisovietica.