Il 18 novembre 1991 muore a Bratislava (Cecoslovacchia) il politico Gustav Husák, presidente della Cecoslovacchia e del partito comunista dal 1975 al 1989. Husak nasce il 10 gennaio 1913 a Bratislava, figlio di un disoccupato si iscrive al Partito comunista fin dal 1933. Durante la seconda guerra mondiale partecipa alla rivolta slovacca contro i tedeschi. Dopo la guerra diventa membro dell'Assemblea nazionale e del Presidium del partito fino a quando, durante una delle 'purghe' di matrice staliniana, è arrestato e imprigionato; viene riammesso nel partito nel 1963. Divenuto vicepresidente del Consiglio nel 1968, Husák contribuisce a varare le riforme liberali che caratterizzano la Primavera di Praga. Dopo l'invasione delle truppe sovietiche nell'agosto 1968 però, cambia politica e si allinea alle richieste di Mosca. Nel 1969 sostituisce Alexander Dubček alla segreteria del partito e nel 1975 diventa presidente del paese. Nel dicembre 1987 rinuncia all'incarico di segretario, ma rimane presidente fino al 1989, quando le sue dimissioni segnano la fine del regime comunista in Cecoslovacchia.