Il 9 settembre 2001 a Khvajeh Baha od Din, nella valle del Panishir (Afghanistant) Ahmad Shah Massud, il leader dell'Alleanza del Nord, viene ucciso in un attentato durante una finta intervista a un emittente televisiva tunisina. Pochi mesi prima dell’agguato che gli costerà la vita, Massud ammette che la situazione del Paese è drammatica e la guerra contro i talebani è a un punto di stallo, mentre le sue armate di mujaheddin faticano a portare avanti la resistenza senza il rinforzo delle potenze occidentali. Infatti in un’intervista a Ettore Mo del Corriere della Sera dell’aprile 2001, al consueto piglio battagliero del Leone si sostituisce una profonda amarezza: «A tu per tu, mi lascia capire che la situazione nel territorio da lui controllato — che è sostanzialmente il Panjshir — è drammatica. Nella zona c’è un milione di profughi, le difficoltà sono state amplificate dalla carestia e da un clima perfido, manca il cibo, manca tutto. È stato di grande aiuto l’ospedale instaurato dal chirurgo milanese Gino Strada. […] “Ciò che posso dire è che la nostra gente ha ormai capito chi sono veramente i Talebani, ed è solidale con noi. Credo che si siano resi conto, finalmente, che dietro i Talebani c’è un Paese straniero, il Pakistan”»