Il 20 luglio 1961 a il Cairo (Egitto) circa 800 società, industrie o banche possedute da Ebrei sono nazionalizzate. Altre proprietà immobiliari sono sequestrate e una di esse, Villa Castro, diventerà la residenza ufficiale del Presidente Sadat. L'antefatto di questo provvedimento risale alla guerra del Sinai dell’Ottobre 1956 quando Israele occupa la penisola del Sinai fino al canale di Suez; un centinaio di Ebrei viene portato via da un commando israeliano a Port Said comandato da Lova Eliav (uno dei fondatori del Partito Laburista) ma il resto degli Ebrei Egiziani resta intrappolato, mentre le urla sinistre Yahud!, risuonano nelle strade delle città egiziane. Si verifcano centinaia di arresti e il 22 novembre 1956 un nuovo Codice della Nazionalità Egiziana toglie la nazionalità egiziana ai cosiddetti Sionisti; nelle moschee è letto un proclama che recita: tutti gli Ebrei sono Sionisti e nemici dello Stato. In pochi giorni 3000 Ebrei sono arrestati e detenuti senza processo; 24.000 ricevono l’ordine di espulsione e devono lasciare l’Egitto in pochi giorni. Chi ha passaporto inglese o francese ottiene dieci giorni per andarsene portando con sé due valigie e 10 sterline egiziane.