Il 5 aprile 2001 entra in funzione in via sperimentale il braccialetto elettronico per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari, che diventa una realtà in cinque città italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino e Catania. Sono operativi 350 dispositivi grazie ai quali le forze dell'ordine risparmieranno 200 uomini al giorno impiegati nel controllo dei detenuti ai domiciliari. Il peruviano Augusto Cesar Tena Albirena, 34 anni, dopo una condanna a 5 anni e 8 mesi per traffico di droga, è il primo detenuto a indossare il braccialetto elettronico in Italia. Succede il 21 aprile 2001. Due mesi dopo, il 26 giugno dello stesso anno, alle 11.05, l’operatore in servizio alla centrale operativa di Milano si accorge che manca il collegamento telefonico con il braccialetto del detenuto. Il peruviano è evaso. Il Ministro della Difesa Enzo Bianco e il Guardasigilli Piero Fassino firmano l’accordo con la Telecom per il noleggio fino al 2011 di ben 400 dispositivi anti-evasione per la sbalorditiva cifra di 110 milioni di euro. In Italia si passa dal 2013 - quando la materia è giudicata non adeguatamente trattata "nella nostra vigente normativa, visto che delle centinaia di braccialetti acquistati in passato (400) se ne utilizzano solo una decina e perché soltanto un tribunale fa ricorso a questa possibilità" - al 2020, quando il Ministro della giustizia richiede "di aumentare l'attuale dotazione di braccialetti".