Il 4 aprile 1981 a Milano, dopo più di dieci anni di latitanza, e con l'appellativo di "nemico pubblico numero uno", viene arrestato Mario Moretti, forse l'unico esponente di spicco a vivere tutta la tragica avventura brigatista, dall'inizio alla fine. Mario Moretti nasce il 16 gennaio 1946 a Porto San Giorgio (Fermo). Assunto alla Sit-Siemens, diventa subito amico di Corrado Alunni, Giorgio Semeria e Paola Besuschio. Con loro entra a far parte del Collettivo Politico Metropolitano di Renato Curcio e Margherita Cagol. La scelta della clandestinità arriva, per Moretti, tra l’estate e l’autunno del 1970, quando con un gruppetto di compagni della Sit-Siemens e del collettivo da vita a quello che sarà il nucleo storico delle Brigate rosse. E’ un teorico ed elabora i primi documenti brigatisti, ma è anche tra i primi a prendere le armi e a entrare in azione. Il 30 giugno 1971, a Pergine di Valsugana (Trento), partecipa con Renato Curcio a una rapina per autofinanziamento. E’ la sua prima azione. Dopo l’arresto di Renato Curcio e Alberto Franceschini, e poi di Roberto Ognibene e Prospero Gallinari, diventerà il capo più autorevole delle Br, fino a gestire il sequestro, la prigionia e la morte di Moro e a concludere con la tragedia la fase culminante della sua attività operativa. Condannato all'ergastolo, dal 1993 è in regime di semilibertà.