Il 12 marzo 1921 a Castelguglielmo (Rovigo) mentre in calesse si sta recando alla Lega contadina per trattare il rinnovo del patto agrario, il deputato dell'opposizione Giacomo Matteotti viene sequestrato dai fascisti che lo picchiano per intimorirlo abbandonandolo poi in mezzo alla campagna. Matteotti nasce il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine (Rovigo) e il 4 ottobre 1922 diventa segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista Italiano al XIX Congresso di Roma del 3 ottobre 1922. Matteotti è eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919, in rappresentanza della circoscrizione Ferrara-Rovigo e rieletto nel 1921 e nel 1924, viene soprannominato "Tempesta" dai suoi compagni di partito per il suo carattere battagliero e intransigente. Viene rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini per volontà di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali e del clima di violenza messi in atto dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924 ma soprattutto per le sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare sulla vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno 1924) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati, dopo quello sui brogli del 30 maggio 1924, in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce. Il corpo di Matteotti è ritrovato circa due mesi dopo, dal brigadiere Ovidio Caratelli. In ogni caso, il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Benito Mussolini si assunme pubblicamente la "responsabilità politica, morale e storica" del clima nel quale l'assassinio si è verificato.