Il 22 febbraio 1941 ad Auschwitz (oggi Oswiecim, Polonia) nel campo laterale di Monowitz - a circa 7 chilometri a est dal lager principale - viene decisa la costruzione di un impianto chimico all’interno del lager fornire manodopera a basso costo per il grande impianto chimico Buna Werke, allora in costruzione, evitando lunghe marce tra il campo principale e il sito in costruzione e aumentando così la produttività. La Buna Werke, proprietà della IG Farben, è la più grande fabbrica chimica dell'epoca ed è un complesso destinato alla produzione su vasta scala di gomma sintetica (Buna, dal quale il nome del complesso), benzina sintetica e altri sottoprodotti del carbone. Nonostante i grandi sforzi compiuti, che causano la morte di circa 25.000 deportati impiegati su un totale di 35.000, l'impianto Buna Werke non arriva mai a significative quote di produzione.. Il famoso libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, deportato italiano di religione ebraica, descrive le tragiche condizioni di vita degli internati a Monowitz. Lo stesso Levi deve probabilmente la salvezza alla propria laurea in chimica che gli permrtte di essere assunto in qualità di "specialista" all'interno del complesso riuscendo ad alleviare periodicamente così le terribili condizioni (acuite dal freddo inverno polacco) delle normali squadre di lavoro.