Il 28 dicembre 1930 a Torino Filippo Tommaso Marinetti, teorizzatore del movimento futurista, pubblica "Il manifesto della cucina futurista" nelle pagine del quotidiano torinese “La Gazzetta del Popolo”. Il manifesto, accolto con pareri discordanti, auspica tra l'altro l'abolizione della pastasciutta, cibo difficilmente digeribile che secondo Marinetti gli italiani portano come una pesante eredità del loro passato, l'invito alla chimica, l'abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento, l'abolizione delle tradizionali miscele per l'esperimento di tutte le nuove miscele apparentemente assurde. Grande successo ebbero gli "aerobanchetti", seguiti alla pubblicazione del Manifesto e iniziati a Bologna nel 1931, dove i commensali sedevano in una tavola priva di tovaglia e imbandita con fogli di alluminio e piatti di metallo, e dove il lambrusco veniva servito in latte di benzina. Le tesi marinettiane trovarono poi una teorizzazione più articolata in un testo firmato a quattro mani con il pittore futurista Fillia, "La cucina futurista" (1932).