Il 27 dicembre 1990 muore a Verona l'alpino, scrittore e medico Giulio Bedeschi, autore di "Centomila gavette di ghiaccio", una delle più conosciute testimonianze della vita al fronte russo durante la seconda guerra mondiale. Bedeschi nasce il 31 gennaio 1915 ad Arzignano (Vicenza), si laurea in medicina a Bologna e ottiene l'abilitazione alla professione nel 1940. Sottotenente dell'Esercito, si arruola come volontario e parte per il fronte greco-albanese. Nell'estate 1942 Giulio viene trasferito nella steppa russa, dove rimane fino al momento della ritirata. Da questa esperienza trae materia e ispirazione per la stesura di "Centomila gavette di ghiaccio", scritto tra il 1945 e il 1946. Rifiutato per 18 anni dalle case editrici, il manoscritto viene edito nel 1963 da Ugo Mursia. Il successo di pubblico è immediato: il libro conta 130 tra ristampe e nuove edizioni con traduzioni in portoghese, francese, spagnolo e olandese. Nel 1964 al libro viene attribuito il Premio Bancarella. Nonostante le numerose collaborazioni a varie testate giornalistiche, Bedeschi non rinuncia all'esercizio della professione di reumatologo, dapprima a Brescia e poi a Milano. Nel 1966 esce "Il peso dello zaino"; seguono a breve "La rivolta di Abele" e "La mia erba è sul Don". Negli anni Settanta e Ottanta, Bedeschi, in collaborazione con la casa editrice Mursia, diventa il curatore di una serie di volumi "C'ero anch'io", raccolta di testimonianze dei protagonisti diretti nei vari fronti della Seconda Guerra Mondiale.