L'8 dicembre 2000 muore a Napoli nell'ospedale «Cardarelli» il boss mafioso Bernardo Brusca, capo del clan di San Giuseppe Jato e alleato fedele di Totò Riina e dei corleonesi. Brusca nasce il 9 settembre 1929 a San Giuseppe Jato (Palermo) e viene condannato all'ergastolo, con sentenza definitiva, al primo maxiprocesso contro oltre 400 boss e gregari di Cosa Nostra. Brusca è detenuto dal 1985, quando viene arrestato in un casolare delle campagne di San Giuseppe Jato, nel cuore del suo territorio, dopo sette anni di latitanza. I suoi figli, Giovanni e Vincenzo, arrestati dopo le stragi del 1992, stanno collaborando con la giustizia. Ma l'anziano patriarca, come tutti i boss della vecchia guardia, non da mai alcun cenno di pentimento. Il suo nome emerge per la prima volta nei rapporti investigativi stimolati, nel 1980, dal prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, poco dopo ucciso a Palermo in un agguato per il quale Brusca è poi condannato con agli altri componenti della 'cupola' mafiosa. Il suo ruolo all'interno di Cosa Nostra viene delineato da Tommaso Buscetta, il primo grande pentito. Bernardo Brusca era salito al vertice della famiglia di San Giuseppe Jato all'inizio degli anni '70, per il trasferimentoin Brasile del capomafia storico Antonino Salamone. Da allora in poi, Brusca ha conservato una posizione di rilievo nelle gerarchie mafiose, fino a entrare nella 'cupola dopo la guerra tra le cosche negli anni '80, finita con la conquista del potere da parte dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano.