Il 27 ottobre 1840 nasce a Napoli lo scrittore Vittorio Imbriani, spirito polemico è anche giornalista, collaboratore di diversi giornali e riviste italiane ed europee. Imbriani ricopre impegni politici e letterari, ma anche incarichi amministrativi. Si interessa di filosofia, di critica d’arte e, soprattutto, di letteratura. Scrive romanzi come "Merope IV" (1867) e "Dio ne scampi dagli Orsenigo" (1876), ma anche tanti racconti, quali "Le tre maruzze", "L’impietratrice", "Mast’Impicca", "La novella del vivicomburio", "Per questo Cristo, ebbi a farmi turco", "Santo Chiuppillo", che, assieme a molti altri, scritti in una lingua “nuova”, impastata di neologismi e secentismi, intrisa di lazzi e di umori sboccati, fanno di lui un moderno uomo terenziano, che si diverte come «un gaio fanciullone» a «scandalizzare e ridere». Studioso del mondo popolare, da cui trae spunto per le sue invenzioni narrative, raccoglie "La novellaja fiorentina" (1871), "La novellaja milanese" (1872) e altre antologie di «canti» e «conti» popolari. Imbriani muore l'1 gennaio 1886 a Pomigliano d'Arco (Napoli).