Il 18 ottobre 1990 a Roma scoppia il caso Gladio. Un documento con intestazione “Sid parallelo- operazione Gladio” viene inviato da Palazzo Chigi alla Commissione parlamentare stragi e terrorismo che ne aveva fatto richiesta già all’inizio di agosto. E’ a quella data, infatti, che risalgono i primi riferimenti all’organizzazione, emersi durante le indagini condotte dai magistrati veneziani Felice Casson e Alessandro Mastelloni sulla strage del 31 maggio 1972 a Peteano (Udine) e su quella avvenuta nei pressi di Marghera (Venezia) il 23 novembre 1973 (“Argo 16”), che sembrano connesse a questa struttura clandestina dei servizi segreti. Già allora il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, che autorizza l’accesso agli archivi del Sismi richiesto dal giudice Casson, ne rende nota l’esistenza davanti alla Commissione stragi e terrorismo dichiarando che essa era smantellata già all’inizio degli anni ’70. Il documento contiene informazioni sull'organizzazione paramilitare, denominata Gladio, guidata da ufficiali dei servizi segreti, nata nel 1956 da un accordo tra la Cia e il Sifar con lo scopo di esercitare azioni di guerriglia e sabotaggio nel caso di una occupazione da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Tale struttura è poi entrata a far parte del Comitato clandestino di pianificazione, un organismo formato dai paesi della Nato.