Il 25 agosto 1900 muore a Weimar (allora Prussia, oggi Germania) di polmonite il filosofo Friedrich Nietschze, ormai paralizzato e in preda a demenza dopo ripetuti ictus che lo colpiscono, lasciando una notevole eredità filosofica. Nietschze è considerato tra i massimi filosofi e scrittori di ogni tempo e ha un'influenza indiscutibile, sul pensiero filosofico, letterario, politico e scientifico del mondo occidentale nel XX secolo. Nietschze nasce il 15 ottobre 1844 a Roeche (allora Prussia, oggi Germania). La sua filosofia, in parte riconducibile al filone delle filosofie della vita, viene considerata da alcuni uno spartiacque fra la filosofia tradizionale e un nuovo modello di riflessione, informale e provocatorio. In ogni caso, si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l'enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore. Scrive vari saggi e opere aforistiche sulla morale, la religione (in particolare quella cristiana), la società moderna, la scienza, intrise di una profonda lucidità e avversione alla metafisica e da una forte carica critica, sempre sul filo dell'ironia e della parodia. Nella sua filosofia si distingue una prima fase "wagneriana", che comprende "La nascita della tragedia" e le "Considerazioni inattuali" in cui il filosofo combatte a fianco di Richard Wagner per una "riforma mitica" della cultura tedesca.