Il 4 agosto 2010 a Roma ufficializzate le nomine federali di Baggio, Sacchi e Rivera, che si occuperanno - in vesti diverse - dello sviluppo delle nuove generazioni di calciatori italiani. La Figc volta pagina, il trionfo di Berlino è ormai un lontano ricordo offuscato dalla figuraccia sudafricana e mentre a Cesare Prandelli è affidato il compito di ricostruire la Nazionale del presente, a tre simboli del calcio nostrano vengono consegnate le chiavi del futuro a lungo termine. Una vera e propria rivoluzione, che passa per Gianni Rivera, Arrigo Sacchi e Roberto Baggio. L'ex Golden Boy, primo Pallone d'oro italiano, quasi vent'anni in rossonero e con l'Italia campione d'Europa e poi vice-campione del mondo, si occuperà del settore giovanile e scolastico rilevando Massimo Giacomini, mentre Sacchi, dopo aver rivoluzionato il calcio col suo Milan tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta e aver guidato la Nazionale fino alla finale di Usa '94, ricoprirà il ruolo di coordinatore delle nazionali giovanili. Ma se Rivera e Sacchi non sono dei 'debuttanti' a livello dirigenziale (vicepresidenza del Milan e lunga carriera politica per il primo, incarichi da direttore tecnico al Parma e al Real Madrid per il secondo), un discorso a parte merita l'ex Divin Codino.Tra i talenti più puri del calcio italiano, protagonista con le maglie di Juve, Milan e Inter, da quando ha appeso le scarpette al chiodo nel 2004 si perdono le sue tracce. Del suo possibile ritorno in un mondo a cui ha già dato tanto si è parlato spesso, anche Massimo Moratti era pronto a riaccoglierlo in nerazzurro in giacca e cravatta, ma Baggio ha continuato ad aspettare l'occasione giusta. Che finalmente è arrivata. Sarà lui a raccogliere l'eredità di Azeglio Vicini come presidente del Settore Tecnico della Figc, l'organo che si occupa dell'istruzione e della formazione di tecnici e giovani calciatori, un'esperienza del tutto nuova per Baggio, pronto alla sfida. E poco importa che sia un 'debuttante', perché da qualche parte bisogna pur cominciare e i tanti anni spesi sul campo, da giocatore come nel caso suo o di Rivera o da allenatore nel caso di Sacchi, sono un ottimo punto di partenza.