Il 19 luglio 1950 nella Città del Vaticano Papa Pio XII in occasione dell'anno giubilare pubblica l'enciclica "Summi maeroris", nuove preghiere per la pace e la concordia tra i popoli. Il Pontefice, tra l'altro, afferma "Occorre senza dubbio sollevare il popolo bisognoso a uno stato degno dell'uomo; ma non con la forza, non con le agitazioni, bensì con giuste leggi. Occorre certamente eliminare al più presto tutte le controversie che dividono e separano i popoli, sotto gli auspici della verità e la guida della giustizia, e aggiunge "Rammentino tutti che cosa apporti la guerra, come purtroppo sappiamo per esperienza: rovine, morte e ogni genere di miseria. Col progredire del tempo la tecnica ha introdotto e apprestato tali armi, micidiali e inumane, che possono sterminare non soltanto gli eserciti e le flotte, non soltanto le città, i paesi e i villaggi, non soltanto gli inestimabili tesori della religione, dell'arte e della cultura, ma persino fanciulli innocenti con le loro madri, gli ammalati e i vecchi indifesi. Tutto ciò che di bello, di buono, di santo ha prodotto il genio umano, tutto o quasi può essere annientato. Se pertanto la guerra, soprattutto oggi, si presenta ad ogni osservatore onesto come qualcosa di sommamente terrificante e letale, è da sperare che - mediante lo sforzo di tutti i buoni e in special modo dei reggitori dei popoli - siano allontanate le oscure e minacciose nubi, che sono tuttora causa di trepidazione, e risplenda alla fine tra le genti la vera pace." E ancora "Da ciò che abbiamo finora detto è facile dedurre, venerabili fratelli, quanto siano lontani dal procurare una vera e sicura pace coloro che calpestano i sacrosanti diritti della chiesa cattolica; proibiscono ai suoi ministri di compiere liberamente il loro ufficio, condannandoli anche al carcere e all'esilio; impediscono o addirittura proscrivono e distruggono le accademie, le scuole e gli istituti di educazione che sono retti secondo le norme cristiane; infine, travolgono con errori, calunnie e ogni genere di turpitudini il popolo, specialmente la tenera gioventù, dalla integrità dei costumi, dalla virtù e dall'innocenza verso gli allettamenti dei vizi e la corruzione. Ed è chiaro ancora quanto vadano lontani dal vero coloro che insidiosamente lanciano contro questa sede apostolica e la chiesa cattolica l'accusa di volere una nuova conflagrazione. In realtà non sono mai mancati, né nei tempi antichi né in quelli a noi più vicini, coloro che hanno tentato di soggiogare i popoli con le armi; però Noi mai abbiamo desistito dal promuovere una vera pace; la chiesa non con le armi, ma con la verità desidera conquistare i popoli ed educarli alla virtù e al retto vivere sociale. Infatti «le armi della nostra milizia non sono carnali, ma potenti in Dio » (2 Cor 10, 4). Occorre che insegniate tutto ciò con franchezza; poiché allora soltanto quando cioè i comandamenti cristiani saranno posti al sicuro e informeranno la vita privata e pubblica, sarà lecito sperare che, composti gli umani dissidi, le varie classi dei cittadini, i popoli e le genti si uniscano in fraterna concordia. Le nuove pubbliche preghiere implorino da Dio che questi Nostri ardenti voti siano appagati; in modo che, con l'aiuto della grazia divina, non solo con virtù cristiana siano in tutti rinnovati i costumi, ma anche le relazioni tra i popoli siano al più presto talmente ordinate, da procurare alle singole nazioni, frenata la cieca cupidigia di dominare sugli altri, la debita libertà; debita libertà da concedersi e alla santa religione e a tutti i suoi figli secondo i diritti divini e umani.".