Il 2 luglio 1990 muore a Roma il biologo Giuseppe Montalenti, padre della genetica italiana, per i numerosi contributi che da con le sue ricerche a questa disciplina. Montalenti nasce il 13 dicembre 1904 ad Asti, si laurea nel 1926 in scienze naturali a Roma e inizia a lavorare come assistente dell’istituto di zoologia nella stessa sede. Nel 1933 diventa docente di zoologia e inizia a sviluppare un crescente interesse per la genetica, allora disciplina ancora nuova nel panorama scientifico italiano. Dal 1940 al 1960 è titolare di genetica all’università di Napoli. Nel 1960 si trasferisce all’università di Roma, dove continua l’insegnamento della genetica e riveste anche, per un certo periodo, il ruolo di preside di facoltà. Montalenti conduce, fra l’altro, studi sull’ibridazione negli anfibi e sui problemi riguardanti la fisiologia della riproduzione; sulla relazione che esiste tra la possibilità che le diverse specie hanno di ibridarsi e la loro distanza evolutiva; sui processi di gametogenesi e le modalità di determinazione del sesso. Dagli studi sulla frequenza nella popolazione italiana del gene che determina la talassemia, scopre la relazione esistente tra questa malattia e la resistenza alla malaria. Tra le sue opere più importanti, vi sono: "Elementi di genetica" (1939); "Compendio di embriologia" (1945); "Da Linneo a Darwin" (1958); "Genetica di popolazioni umane" (1967), "La rinascita del darwinismo" (1975); "L’evoluzione del concetto di specie: da Aristotele a Dobzhansky" (1988).