Il 27 marzo 1970 muore nella notte con il 26 all'Ospedale San Ilario (Reggio Emilia) Alcide Cervi, il padre dei 7 fratelli uccisi dai fascisti. Alcide nasce il 6 maggio 1875 a Campegine (Reggio Emilia) e durante la dittatura, quando con la sua famiglia si limita a lavorare duramente i campi, subisce perquisizioni e persecuzioni, ma non si piega mai ai fascisti. Così il 26 luglio 1943 tutti i Cervi sono a Reggio Emilia, alla manifestazione per esigere la scarcerazione dei detenuti politici. Dopo l'8 settembre 1943 i Cervi organizzano la fuga dei prigionieri alleati dal campo di Fossoli (Modena), li accolgono nella loro fattoria e con loro, con la famiglia Sarzi, che gestisce una compagnia di teatro viaggiante, e con altri amici organizzano una formazione partigiana della quale fa parte anche don Pasquino Borghi, che verrà catturato e fucilato. La notte del 25 novembre 1943 i fascisti accerchiano la casa dei Cervi, che si difendono sparando dalle finestre restando però senza munizioni. Costretti ad arrendersi sono tutti incarcerati a Reggio Emilia, dove i sette fratelli vengono fucilati, con il patriota Quarto Camurri, all'alba del 28 dicembre 1943. Alcide, che ignora la sorte dei figli, rimane in carcere sino al 7 gennaio 1944, quando un bombardamento aereo smantella l'edificio e gli permette di fuggire. Tornato a casa, la trova distrutta, apprende che tutti i figli sono sterminati, ma non si piega. Con la moglie, Genoeffa Cocconi, le quattro nuore e dieci nipotini riprende a lavorare per ricostruire la casa e condurre la terra. Il 10 ottobre 1944 i fascisti tornano e distruggono quel che i Cervi superstiti hanno ricostruito. Genoeffa non regge e un mese dopo muore mentre Alcide resiste ancora e per altri 14 anni, con quel che gli rimane della famiglia, continua a coltivare il seme della libertà. Oggi la sua casa è un museo della Resistenza.