La recente delibera 50/2018 di Arera sul rimborso alle società di distribuzione dei 200 milioni di euro di crediti versati al GSE per gli oneri di sistema non riscossi a causa della morosità delle aziende di vendita e, in misura marginale, dei cittadini ha giustamente scatenato un’ondata di proteste. Secondo una stima dell’Adoc, se il costo a carico degli utenti venisse considerato fisso ammonterebbe a circa 5 euro per utenza, considerando la suddivisione dei 200 milioni di euro tra le 35 milioni di utenze presenti in Italia, con un salasso in particolare per le seconde case. Qualora, invece, lo stesso costo venisse legato ai consumi, le maggiori spese graverebbero sulle imprese. Le proteste dei consumatori vanno oltre il valore dell’importo, ma sono legate alle riforme succedutesi dal 2016 in poi che hanno causato un danno per le tasche dei cittadini. Ad esempio la nuova tariffa progressiva D1, così come è stata formulata e introdotta, senza alcun criterio di gradualità, ha creato un danno economico importante alle famiglie italiane. In particolare per quelle che consumano meno di 2700 kwh annue pagano almeno 30 euro in più di quanto spendevano prima della riforma (all’epoca, infatti, tutte le utenze domestiche per il settore luce erano regolate dalla tariffa D2, che fino a 2700 kwh annuali di consumi prevedeva l’applicazione di una tariffa agevolata). Mentre chi consuma 1800 kwh annue ha subito un rincaro di 64 euro annuali. Solo chi consuma più di 4400 kwh ha ottenuto un risparmio. Con la tariffa progressiva D1 è stato introdotto il principio in base al quale si paga in proporzione dei consumi, per cui più consumi meno paghi. Questa tariffa ha il fine di incentivare i consumi elettrici a discapito di quelli del gas, in quanto l’Italia è tra i primi posti in Europa come produzione di energia elettrica, anche e soprattutto da energie rinnovabili. Una soluzione condivisa dall’Adoc ma abbiamo più volte sostenuto che andava assolutamente evitato un passaggio traumatico dall’attuale al nuovo sistema, tutelando al contempo le categorie più deboli, come le famiglie numerose, chi ha redditi bassi o medio-bassi, chi si trova in condizione temporanee di disagio economico, come cassaintegrati e disoccupati. Così invece non è avvenuto e adesso le famiglie ne pagano le conseguenze. A questo vanno aggiunti gli effetti negativi sulle seconde case, che hanno dovuto subire l’aumento dei costi fissi della tariffa elettrica legati alla suddetta riforma, pari a 240 euro annuali. Diventando, a tutti gli effetti, una proprietà insostenibile per gli italiani. Inoltre va rammentato il provvedimento che ha di fatto aumentato i costi dei clienti domestici, dallo scorso gennaio, del 5,5% al fine di ridurre i costi sostenuti dalle imprese energivore. Al contrario, non è stato riformato il bonus sociale né nei contenuti, con l’innalzamento della soglia a 11mila euro, né nelle procedure. Come Adoc chiediamo che le nuove forze politiche abbiano maggiore riguardo alle fasce deboli della popolazione, sempre più nel mirino di aumenti e rincari.