Ancora una volta alla vigilia della Legge di Stabilità le stime sul finanziamento del SSN vengono progressivamente riviste al ribasso: dalle irrealistiche previsioni del DEF 2016, l’incremento è sceso ai € 2 miliardi richiesti dalle Regioni e promessi dal Ministro Lorenzin, sino ad una ulteriore riduzione ipotizzata alla luce delle ultime stime sul PIL rese pubbliche dal Ministro Padoan. Il Premier Renzi ha immediatamente smentito l’ipotesi di nuovi tagli, senza tuttavia fornire alcuna certezza sull'entità delle risorse che il Governo metterà sul piatto nella Legge di Stabilità, mentre la Lorenzin ribadisce la certezza dei € 113 miliardi per il 2017. Considerato che sostituire la scomoda parola “tagli” con l’espressione “mancato aumento” produce gli stessi risultati in termini di risorse disponibili, la Fondazione GIMBE ribadisce con preoccupazione che:
• nel periodo 2012-2015 il SSN ha lasciato per strada oltre € 25 miliardi per esigenze di finanza pubblica;
• le risorse concordate tra Stato e Regioni nel Patto per la Salute 2014-2016 sono state decurtate di € 6,79 miliardi;
• nel DEF 2016 oltre € 13 miliardi di “contributo delle Regioni alla finanza pubblica 2017-2019 nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza” - previsto dal comma 680 della Legge di Stabilità - si è trasformato in “contributo del Servizio Sanitario Nazionale alla complessiva manovra a carico delle Regioni”;
• il finanziamento pubblico per il 2016 è precipitato in 32 mesi dai € 117,6 miliardi previsti dal DEF 2013 ai € 110,2 della Legge di Stabilità 2015, netto LEA;
• negli ultimi 5 anni il fondo sanitario è cresciuto di soli € 3,1 miliardi.
«In questo contesto di progressivo definanziamento della sanità pubblica – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – accanto al crescente disagio di cittadini, pazienti, professionisti e operatori sanitari si sono consolidate inequivocabili evidenze sulle diseguaglianze regionali, sulla scarsa qualità dell’assistenza, sulle difficoltà di accesso alle prestazioni, sulla rinuncia dei cittadini alle cure e, per la prima volta in Italia, si è ridotta l’aspettativa di vita». Tagli e mancati aumenti hanno fatto rotolare l’Italia sempre più giù nel confronto con gli altri Paesi: la percentuale del PIL destinata alla sanità è inferiore alla media dei paesi OCSE; la spesa sanitaria pubblica è inferiore a quella di Finlandia, Regno Unito, Francia, Belgio, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Olanda; tra i paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica e spesa totale, ma secondi solo agli USA per spesa out-of-pocket. «Questi dati – continua il Presidente – testimoniano che negli anni, per legittime esigenze di finanza pubblica, i Governi hanno progressivamente ridotto il finanziamento del SSN e scaricato la spesa privata sui cittadini, ignorando le raccomandazioni dell’OCSE che richiamava il nostro Paese a garantire che gli sforzi in atto per contenere la spesa sanitaria non intaccassero la qualità dell'assistenza». Con il referendum costituzionale alle porte, l’On. Gelli ha recentemente enfatizzato i potenziali benefici della riforma ai fini della tutela della salute pubblica: infatti, il nuovo articolo 117 restituirebbe allo Stato maggiori capacità di indirizzo e verifica sulle Regioni rinforzando la sanità sul piano dell’equità e uniformità dei LEA e mettendo fine alla variabilità del diritto costituzionale alla tutela della salute, oggi condizionato dal luogo di residenza. «Di fronte al PIL che cresce meno del previsto – conclude Cartabellotta – e a un sistema sanitario ormai allo stremo, ostinarsi a utilizzare la sanità come un bancomat al portatore è da parte del Governo una scelta autodistruttiva. Perché piuttosto non giocare la carta della tutela della salute, offrendo a 60 milioni di cittadini un segnale concreto di voler finalmente rimettere al centro dell’agenda politica il SSN e l’intero sistema di welfare? Perché anzi non investire più dei 2 miliardi di euro previsti, parametrando l’incremento del finanziamento pubblico con la capacità delle Regioni di recuperare risorse da sprechi e inefficienze?» La Fondazione GIMBE, ben consapevole della rilevanza degli obiettivi di finanza pubblica, lancia un monito al Premier Renzi e al Ministro Padoan: la salute delle persone - oltre ad essere ritenuto il bene più prezioso da ciascun cittadino elettore - condiziona inevitabilmente il benessere, le capacità e la produzione economica del Paese. È dunque arrivato il momento di investire sulla salute degli Italiani con l’obiettivo di invertire la rotta!