Sette Regioni hanno già detto sì ai referendum promossi dal Coordinamento Nazionale NO TRIV contro le estrazioni petrolifere in mare e su terra ferma e in favore della democrazia. Basilicata, Puglia, Marche, Molise, Sardegna, Abruzzo e Veneto, hanno deliberato a riguardo all’unanimità o a maggioranza assoluta. A queste potrebbero aggiungersi la Campania e la Liguria (il 29 settembre). I referendum abrogativi riguardano norme che consentono le estrazioni petrolifere in mare, alcune disposizioni dello Sblocca Italia sui procedimenti per il rilascio dei titoli minerari nonché altre norme che tolgono voce e decisione ai cittadini ed agli enti locali sulle politiche energetiche che riguardano i loro territori. Se coronati da successo, porranno in modo definitivo la parola "fine" ad ogni tipo di marcia indietro da parte del Governo sul divieto di attività estrattive entro il limite delle 12 miglia. A dispetto della moral suasion portata avanti negli ultimi giorni dal Governo nei confronti delle Regioni e di singoli consiglieri regionali, di fronte all'ampio spiegamento di forze sceso in campo a dar man forte alla proposta del Coordinamento Nazionale No Triv, quello ottenuto è il primo risultato concreto e positivo in tanti anni di rinnovata verve petrolifera. Si tratta di un’iniziativa nata dal basso, che ha visto grandi mobilitazioni di piazza, l’attivazione di oltre 200 associazioni, organizzazioni e movimenti e di decine e decine di personalità del mondo culturale, accademico, politico, artistico e che sta via via convincendo sempre più organizzazioni sociali e politiche che vedono in un modello di sviluppo sostenibile la via per uscire dalla crisi ambientale ed economica. A fronte dei mutamenti climatici in atto è infatti anacronistico favorire le energie fossili, che ne sono la causa principale, anziché puntare sulle rinnovabili che oltre ad essere gratuite, potrebbero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il Coordinamento No Triv nel mese di ottobre inviterà tutti i cittadini e le organizzazioni interessate, a partire dalle 200 organizzazioni che si sono raccolte attorno a questa iniziativa, ad una Assemblea Nazionale per costruire un comitato referendario aperto e inclusivo che possa portare la maggioranza degli italiani a votare. I Referendum NO TRIV stanno assurgendo a simbolo del rinascente desiderio dei cittadini e degli enti locali di riconquistare il diritto di poter decidere sulla tutela dei propri territori, dei mari, della salute dei cittadini, del paesaggio e delle economie locali che da questi dipendono. Questa iniziativa potrebbe essere l’inizio di una prossima stagione referendaria promossa dal basso: in via di discussione ci sono referendum abrogativi di norme dell’Italicum, della riforma della scuola, del Job Act, e di ulteriori norme dello Sblocca Italia in tema di ambiente, rifiuti, ed acqua pubblica. Come previsto dalla Costituzione, a seguito della richiesta di 5 o più Regioni di referendum abrogativi, si procederà, il 30 settembre, al deposito della richiesta referendaria presso la Corte di Cassazione da parte dei delegati regionali eletti dai rispettivi Consigli. In ottobre inizierà il controllo dell’Ufficio centrale sulla regolarità dei referendum. Poi toccherà alla Corte costituzionale pronunciarsi con sentenza entro il 10 febbraio. A quel punto il Presidente della Repubblica potrà indire formalmente il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2016.