Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre segnala che in sei anni la crisi ha cancellato 134 mila piccole imprese di artigiani e commercianti. Tra il 2008 e il 2013 le due principali categorie che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese: il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è spaventosamente negativo. Se tra i piccoli commercianti sfiora le 64 mila unità, tra gli artigiani supera addirittura quota 70 mila. Inoltre, a differenza dei lavoratori dipendenti, l'autonomo che cessa l’attività non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito. Anche i collaboratori a progetto possono contare su un indennizzo una tantum, mentre gli artigiani e i commercianti non godono di alcuna indennità di disoccupazione o di forme di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso quindi si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare. Ed è per questo che la Cgia, in vista della manifestazione dei piccoli produttori che si terrà martedì 18 febbraio 2014 a Roma, ricorda che, oltre alle chiusure, negli ultimi sei anni il costo dell’energia elettrica è aumentato del 21,3%, quello del gasolio del 23,3%, mentre la Pubblica amministrazione ha allungato i tempi di pagamento di ben 35 giorni. Sul fronte del credito la situazione è altrettanto preoccupante: in questi sei anni di crisi economica gli impieghi bancari alle imprese con meno di 20 addetti sono diminuiti del 10%. In termini assoluti ciò corrisponde ad una contrazione dei prestiti erogati alle micro imprese pari a 17 miliardi di euro. “Con uno scenario del genere - conclude Bortolussi - come fa il ceto medio produttivo a ritornare ad essere il motore dell’economia del Paese, se la politica non comincia ad affrontare con slancio i nodi strutturali che ostacolano la crescita?”.